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Trento, 10 giugno 2009
MONTAGNA: No allo scempio del Colbricon
di Roberto Bombarda dall’Adige di mercoledì 10 giugno 2009

Nell’opera «Dolomiti – Sentieri di storia e leggenda» curata da Franco de Battaglia e Luciano Marisaldi per l’editore Zanichelli vengono presentati ben quaranta itinerari tra le montagne che fra qualche giorno saranno dichiarate Patrimonio dell’Umanità: quello ai Laghetti di Colbricon è messo, non a caso, al primo posto. «I due piccoli laghi costituiscono il centro di una dimensione territoriale che sprofonda nei tempi della preistoria. Qui sta l’origine dell’avventura nelle Dolomiti. Qui si è scritta la prima pagina degli studi che hanno rivoluzionato la percezione della montagna».

Gli autori non hanno paura a utilizzare per questo luogo un termine inequivocabile: «pellegrinaggio». Al Colbricon si entra in una specie di «macchina del  tempo», qui si va soprattutto «per provare l’emozione di immergersi negli spazi e nei tempi dei millenni, per rivivere gli scenari di quelle grandi cacce che stanno all’origine della frequentazione della montagna».

Migliaia di anni dopo, dove i cacciatori uccidevano gli stambecchi, Alpini e Kaiserjaeger si sparavano  addosso e facevano saltar per aria le montagne. La Pace al Colbricon sta per essere definitivamente violata da un orrendo impianto di risalita. Ma il Colbricon non è «un» luogo qualunque nelle Dolomiti, è «il» luogo delle Dolomiti, è l’essenza delle Dolomiti.

Nei prossimi giorni il Consiglio provinciale sarà chiamato a discutere una proposta di mozione che chiede la sospensione e la revisione dell’iter del collegamento tra San Martino e Passo Rolle. Non è la prima volta che il Consiglio se ne occupa. Nella seduta dell’8 maggio 2008 il Consiglio approvava, quasi all’unanimità, destra e sinistra unite come raramente accade (solo 3 voti di astensione, nessun contrario) l’ordine del giorno n. 286, che impegnava la Giunta provinciale «a garantire, nell’ambito delle procedure di valutazione di impatto ambientale in corso di svolgimento, la valutazione approfondita anche con riguardo alle soluzioni alternative che in particolare per il collegamento tra Rolle e San Martino possono essere individuate per attenuare l’impatto su siti di particolare valenza paesaggistica, naturale e storica, e ricercando soluzioni in grado di dare risposte alla domanda di mobilità alternativa a quella privata».

Il 30 dicembre 2008, quando ancora la XIV legislatura non era entrata nel vivo, la Giunta provinciale approvava come un fulmine a ciel sereno il collegamento sci-impiantistico tra San Martino e Passo Rolle proprio attraverso la riserva integrale del Colbricon, nel Parco naturale Paneveggio Pale di San Martino. Nei giorni e nei mesi successivi si manifestavano numerose reazioni avverse a questa decisione, sia a livello locale, sia a livello provinciale. Dalle proteste sui giornali si passava poi alle vie legali. Prima un cartello di associazioni ambientaliste – Wwf, Italia Nostra, Mountain Wilderness e Primiero Viva - si rivolgeva il 18 marzo 2009 al Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa di Trento contro la delibera provinciale e contro il parere del Comitato tecnico per l’ambiente.

E poi la Società degli Alpinisti Tridentini, sezione del Club Alpino Italiano, avanzava una denuncia alla Commissione delle Comunità europee per «inadempimenti del diritto comunitario». Quest’ultima denuncia ha stupito un po’ tutti, perché mai prima del 19 marzo 2009, in 136 anni di storia gloriosa al servizio del Trentino, l’associazione alpinistica, forte di oltre 24 mila soci, aveva manifestato apertamente contro una decisione assunta dalla Provincia. Forse la dimostrazione che la misura era colma, o che questa volta – più ancora di altri casi controversi – la Provincia aveva ecceduto nelle sue funzioni e nelle sue decisioni. Proprio il CAI, sull’ultimo numero della Rivista sociale inviata agli oltre trecentomila soci, pubblica un intervento del presidente generale, professor Annibale Salsa, che richiama il sodalizio al ruolo attivo di «sentinella della montagna»: «Un impegno per l’ambiente montano che sia propositivo e scientificamente corroborato, non ideologico, non pregiudizialmente polarizzato sulla “cultura del no”, né supinamente accondiscendente alla “cultura del sì”, ma scientemente orientato all’etica della responsabilità». Casualmente, ma forse ciò è di buon auspicio, lo stesso numero della rivista ospita pure un’intervista al presidente Lorenzo Dellai, il quale dichiara: «In questi anni ci siamo battuti – e continuiamo a farlo – per tutelare il paesaggio fragile e delicato delle nostre montagne, senza dimenticare che ogni attività economica o ricreativa che si inserisce nell’ambiente, lo deve fare con quelle cautele, con quelle prudenze che ci consentono di utilizzare in modo equilibrato le risorse naturali che abbiamo a disposizione».

Se le parole di Salsa e Dellai sono oneste e sincere – ed auspichiamo che lo siano – è giunta l’ora di dimostrarlo sul campo. Sospendendo l’iter e discutendo apertamente della alternative possibili. Per il Colbricon potrebbe essere l’ultima fermata.

Roberto Bombarda
consigliere provinciale dei Verdi

     

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